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  • La possibilità che vengano dichiarati adottabili è il vero problema, quanti lo sono?

    Cito sempre il mio caso come esempio , ma sono in ottima compagnia , dopo oltre 8 anni è un affido?

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    • Puoi essere anche ascoltato dal giudice, ma non è detto che quello che il minore dice venga considerato

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      • Stiamo diventando un po' sfiduciate. Di primo acchito applauderesti alla legge poi guardi il tuo fatto concreto e immediatamente rovesceresti il mondo.
        Ma lo rovesceresti per dare veramente la parola a questi minori di fronte a persone attente alle loro parole...

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        • Ragazze un 'informazione.
          Presto arriveranno due esserini a casa nostra, dovremo innanzitutto rifare la camera per loro e credo che abbiano bisogno di tutto, vestiti, giochi, libri etc etc.
          come funziona il contributo ? non lo abbiamo chiesto per non sembrar venali, ma le spese saranno molte specialmente all'inizio. I SS lo scriveranno nel progetto ? Oppure dobbiamo fare una domanda noi ?

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          • Per il contributo deve pensarci il servizio. Vi chiederanno l'iban per l'accredito. Voi non dovete fare nulla, spetta a loro questo compito dopo l'entrata a casa vostra dei minori.
            Sono proprio contenta! Auguri

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            • lunedى
              31 luglio 2017 Testata:
              ITALIA OGGI SETTE Pagina:
              VI
              L'autonomia dopo l'affido

              Il Garante per l'infanzia sui minori che vivono fuori dal nucleo familiare

              L'autonomia dopo l'affido

              Bisogna progettare il. futuro dei care leaver

              DI EDEN UBOLDI
              Servono percorsi di autonomia per i ragazzi in affido o in comunità che con il compimento del diciottesimo anno lasciano il sistema di accoglienza. Lo ha detto il 13 giugno scorso Filomena Albano, garante per l'infanzia e l'adolescenza, presentando a Montecitorio la consueta Relazione annuale. Il capitolo quinto della Relazione 2016, intitolato «L'azione dell'autorità garante nei confronti di alcuni vulnerabili tra i vulnerabili», prova a mettere in luce la situazione dei care leaver italiani. Attualmente non esiste una anagrafe nazionale dei minori che vivono al di fuori dalla famiglia di origine ma il rapporto «Affidamenti famigliari e collocamenti in comunità al 31 dicembre 2012», realizzato con i dati raccolti dal ministero del lavoro, ha stimato la presenza di 28.449 under 18 accolti in famiglie affidatarie e comunità residenziali.
              Ogni anno sono circa 3 mila i giovani che lasciano i percorsi di accoglienza e circa due terzi di loro non rientrano in famiglia, ha rilevato il documento «L'Italia ha un patrimonio di giovani fuori famiglia da valorizzare», stilato nel maggio 2015 da un gruppo di associazioni. Oltre ad auspicare delle linee guida volte a migliorare il benessere scolastico, il garante, consapevole della vulnerabilità di questo target, a livello nazionale, ha supportato il progetto dell'associazione Agevolando per creare la prima rete italiana di ragazzi che stanno crescendo o sono cresciuti lontani dalla propria famiglia di origine, mentre, a livello europeo, ha sostenuto il l'iniziativa di Sos Villaggi dei bambini, «Info - Insieme Formando», nata con l'obiettivo di rendere protagonisti i ragazzi del proprio percorso educativo.

              Dando voce alle esperienze personali, questo progetto evidenzia l'importanza di un ripensamento delle pratiche dell'accoglienza eterofamiliare, invitando con raccomandazioni e pareri le istituzioni al miglioramento delle politiche attuali. Emerge la necessità di operatori adeguatamente formati in materia di diritti dell'infanzia e con spiccate capacità relazionali: è fondamentale sviluppare curricula universitari ad hoc e introdurre formazione permanente per assistenti sociali, psicologi ed educatori. Spazio anche alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica, in particolare nei confronti di insegnanti e studenti, impreparati a interfacciarsi con ragazzi con vicissitudini atipiche. ب rivendicato un nuovo approccio al periodo di accoglienza: già dal primo giorno di presa in carico dei servizi sociali bisogna pensare all'indipendenza del minore, promuovendo strategie di occupabilità con l'obiettivo di valorizzare le competenze e accrescendo le possibilità di fare esperienze nel mondo del lavoro attraverso stage e tirocini formativi.

              Sos Villaggi dei Bambini, realizzando in collaborazione con London University College, la ricerca «Una risposta ai care leaver: occupabilità e accesso a un lavoro dignitoso», presentata lo scorso 25 maggio, ha fotografato il fenomeno in 10 paesi. Nell'approfondimento dedicato al Italia, si osserva che non c'è una normativa specifica per l'accompagnamento all'autonomia dei giovani neomaggiorenni e l'unica possibilità di assistenza oltre la maggiore età è rappresentata dall'applicazione dell'art. 25 rd 1404/1934 che consente al tribunale per i minorenni di estendere alcune azioni di sostegno fino al compimento del 21° anno d'età a favore di giovani che mostrino particolari difficoltà. A livello regionale e locale si sono sviluppate una serie di progettualità e buone pratiche finalizzate al sostenimento dei ragazzi nella fase di transizione. L'unica eccezione è quella della regione Sardegna, che ha introdotto un programma sperimentale dedicato ai care leaver con la legge regionale 4/2006. Rivolto ai giovani dai 18 anni ai 25 dimessi dalle comunità residenziali, il programma prevede la definizione di un progetto personalizzato della durata massima di 3 anni con il coinvolgimento dei soggetti educanti, coordinati dalla figura di tutor di intermediazione sociale che ha il compito di accompagnare il giovane durante tutte le fasi del percorso di autonomia. In più, la regione ha previsto il tirocinio atipico grazie a un protocollo d'intesa con il ministero del lavoro.

              -© Riproduzione riservata

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              • Da "Italia oggi" del 22/09/17
                LA SCADENZA ب IL 12/10
                Minori stranieri, bando nazionale da 2 milioni
                Finanziare interventi a favore di minori stranieri in condizioni di vulnerabilità psicosociale è l’obiettivo del nuovo bando lanciato
                dal Ministero dell’Interno. Il bando, attivato a valere sul fondo asilo, migrazione e integrazione 2014-2020, porta in dote
                uno stanziamento di 2 milioni di euro. Sono ammessi a presentare proposte progettuali le regioni ordinarie, a statuto speciale e province autonome o loro singole articolazioni, ma anche gli enti locali, loro unioni e consorzi, nonché le aziende sanitarie locali e altri soggetti pubblici o privati. Obiettivo del bando è quello di realizzare, nei punti di sbarco, un’azione congiunta di accompagnamento psicosociale e supporto psicologico, ai minori stranieri, portatori di traumi derivanti dal percorso migratorio
                intrapreso o di vulnerabilità, rilevabili, sin dall’impatto col contesto di arrivo.
                L’intervento deve essere offerto nell’immediatezza dello sbarco e accompagnare il minore nel successivo contesto di prima
                accoglienza. L’obiettivo viene perseguito attraverso servizi di osservazione, rilevazione e individuazione, nei punti di sbarco,
                di bisogni specifi ci dei minori stranieri relativi all’espressione di fragilità legate al percorso migratorio, al fi ne di attivare fattori
                di protezione, preservare la resilienza e ridurre gli elementi di rischio. Gli interventi dovranno essere realizzati attraverso
                la costituzione di équipe multidisciplinari altamente qualifi cate, nella gestione del fenomeno. Il contributo a fondo perduto
                copre fi no al 100% delle spese ammissibili.
                Le domande possono essere presentate fino al 12 ottobre 2017.

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                • Mah..finira tutto in un calderone di Coperative più o meno serie e valide....ho scarsa fiducia

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                  • I fondi verrano usati per sovvenzionare le comunità di prima accoglienza. Sono strapiene di minori ed hanno tante spese...
                    Quei due milioni di euro capitano come il cacio sui maccheroni.

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                    • Ragazze, un'informazione. la maternità obbligatoria in caso di affido di due minori è doppia, quindi pari a sei mesi ???

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                      • altra domanda: per il congedo parenTALE (QUELLO AL 30%) VALE ANCHE PER I MINORI CHE HANNO PIù DI 12 ANNI ?

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                        • Ciao LA NERA, ti dico tutto io che sono mamma affidataria di due fratelli.
                          La maternità obbligatoria non è doppia. E' solo dei 3 mesi canonici che partono dalla data di ingresso in famiglia dei minori.
                          Trascorsi i 3 mesi obbligatori, hai diritto al congedo parentale.
                          Il congedo parentale, essendo facoltativo, invece è doppio (6 mesi per uno e 6 mesi per l'altro).
                          Tale congedo non guarda all'età del minore, ma alla data di ingresso in famiglia del minore.
                          Io infatti lo sto usufruendo anche per il più grande che adesso ha 15 anni. Lo usufruisco frazionato, a ore, perché adesso si puٍ fare.
                          Per i congedi devi sempre guardare la data di ingresso in famiglia non l'età del minore.
                          Purtroppo non si ha diritto ai 30 giorni all'anno in caso di malattia del minore se costoro hanno superato i 3 anni.
                          Puoi avere diritto a 5 giorni all'anno se si ammalano per ognuno ma senza lo stipen***.
                          E questo è un grosso gap, perché io purtroppo tutte le volte che si sono ammalati ho dovuto prendere ferie per assisterli.

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                          • invece le ore di riposo fino ad un anno dall'ingresso, quello che sarebbe l'allattamento nell'ipotesi di maternità naturale, non è previsto ?

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