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Linguaggio: dalla lingua madre all'italiano

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  • Linguaggio: dalla lingua madre all'italiano

    Ciao a tutti genitori adottivi e aspiranti tali!
    Sono una laureanda alle prese con una tesi che mi sta creando parecchie difficoltà. Essendo da sempre interessata al mondo dell'adozione, ho pensato di approfondire una tematica troppo spesso sottovalutata, ossia quella del passaggio dalla madrelingua dei bimbi al nostro complicatissimo italiano. Ho cercato di reperire ricerche e materiale di qualunque tipo, ma ho trovato davvero mooooolto poco. Per non dire quasi nulla. E' stato scritto qualcosa riguardo alle adozioni in America, ma nel nostro Paese pare che l'opinione generale sia: i bambini dimenticano in fretta quel poco che sanno delle loro origini linguistiche e le abbandonano senza problemi.
    Io mi rivolgo a voi, cari genitori, che meglio di tutti potete illuminarmi con le vostre osservazioni dirette e le vostre esperienze. Potreste aiutarmi? Vi pregoooooo!
    Prometto che non vi tartasserٍ di domande complicate, né ruberٍ molto del vostro tempo. La vostra collaborazione, perٍ, mi sarà davvero di grande aiuto. Anche solo i racconti e gli aneddoti delle vostre esperienze linguistiche con l'adozione mi forniranno spunti di ricerca e idee per trattare questo argomento. Più siete a dire la vostra e più la mia tesi potrà (forse) decollare!
    Accetto anche suggerimenti, informazioni utili per il reperimento di materiale già esistente in materia...DI TUTTO! La mia gratitudine più profonda e una copia della tesi quando sarà ultimata andrà a tutti coloro che mi seguiranno in questa impresa e cercheranno di capirci qualcosa in più insieme a me.
    Vi abbraccio già da ora!

  • #2
    Originariamente Scritto da Kris Visualizza Messaggio
    Ciao a tutti genitori adottivi e aspiranti tali!
    Sono una laureanda alle prese con una tesi che mi sta creando parecchie difficoltà. Essendo da sempre interessata al mondo dell'adozione, ho pensato di approfondire una tematica troppo spesso sottovalutata, ossia quella del passaggio dalla madrelingua dei bimbi al nostro complicatissimo italiano. Ho cercato di reperire ricerche e materiale di qualunque tipo, ma ho trovato davvero mooooolto poco. Per non dire quasi nulla. E' stato scritto qualcosa riguardo alle adozioni in America, ma nel nostro Paese pare che l'opinione generale sia: i bambini dimenticano in fretta quel poco che sanno delle loro origini linguistiche e le abbandonano senza problemi.
    Io mi rivolgo a voi, cari genitori, che meglio di tutti potete illuminarmi con le vostre osservazioni dirette e le vostre esperienze. Potreste aiutarmi? Vi pregoooooo!
    Prometto che non vi tartasserٍ di domande complicate, né ruberٍ molto del vostro tempo. La vostra collaborazione, perٍ, mi sarà davvero di grande aiuto. Anche solo i racconti e gli aneddoti delle vostre esperienze linguistiche con l'adozione mi forniranno spunti di ricerca e idee per trattare questo argomento. Più siete a dire la vostra e più la mia tesi potrà (forse) decollare!
    Accetto anche suggerimenti, informazioni utili per il reperimento di materiale già esistente in materia...DI TUTTO! La mia gratitudine più profonda e una copia della tesi quando sarà ultimata andrà a tutti coloro che mi seguiranno in questa impresa e cercheranno di capirci qualcosa in più insieme a me.
    Vi abbraccio già da ora!
    Ciao, sono la mamma adottiva di una bambina che ora ha 13 anni, ne aveva 8 quando l'abbiamo adottata in Colombia. Io avevo fatto un corso di spagnolo e all'inizio parlavamo nella sua lingua; per qualche mese dopo il rientro in Italia abbiamo parlato "l'itagnolo", cioè qualche parola di italiano, sempre di più, infilate nello spagnolo. Lei ci diceva "no me hable en italiano!". Quando ha cominciato a fare amicizia con gli altri bambini, quando le dicevamo le ultime parole in spagnolo ci ha cominciato a dire "non mi parlate in spagnolo!". Il suo vocabolario si è via via arricchito, e ogni volta che sente una parola nuova ne chiede più volte il significato. C'è da dire che il suo vocabolario spagnolo era molto povero, spesso non aveva l'equivalente nella sua lingua delle parole in italiano, praticamente ha reimparato a parlare!
    A 4 anni di distanza qualche rara volta le esce una parolina di spagnolo. Tra l'altro non ha mai confuso la "b" con la "v", che in spagnolo si pronunciano allo stesso modo, in compenso ha qualche difficoltà con la "n" e la "d". Certo sono lingue "amiche", neolatine, e nel suo caso è stato più facile che per bambini dell'est Europa, dell'India o della Cina. Se hai bisogno di qualche altro lume, chiedi pure

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    • #3
      Ciao Desiree!! Se in questo momento ti senti abbracciata forte forte...sono io che ti ringrazio per aver accolto in modo cosى tempestivo e prezioso la mia richiesta di aiuto. Racconti di esperienze come la tua è proprio ciٍ di cui ho bisogno. Ancora non so esattamente come impostare la tesi, se optare per una "semplice" raccolta di testimonianze o se pensare ad alcune veloci domande standard da sottoporre a genitori e bambini per poter poi fare confronti, ecc.
      Riuscire a mantenersi strettamente in contatto qui sul forum potrebbe essere un po' complicato... Se ti va (e sottolineo SE TI VA) di essermi ancora un pochino d'aiuto, di sapere come procede la mia ricerca, di chiedermi tu stessa qualcosa su quanto scoprirٍ riguardo a linguaggio e adozione internazionale, o semplicemente ti va di salutarmi (hi hi hi) puoi mandarmi una mail a: [email protected] e provvederٍ a darti privatamente tutti i contatti per comunicare più rapidamente (Facebook, WhatsApp, sms...)
      Ti riabbraccio con tuuuuuutte le mie forze e mando tantissimi baci alla tua bimba! Grazie ancora!!!

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      • #4
        Ciao
        io sono da tre anni mamma adottiva di un bimbo di origini russe che oggi ha cinque anni e mezzo.
        Quando è arrivato aveva tre anni e un "vocabolario" vuoto......non parlava neanche la sua lingua madre (pochi stimoli) perٍ capiva tutto in russo e devo dire che sin dai primi giorni ha capito anche l'italiano....forse più le inflessioni e i toni che il vero significato delle parole.
        Ho iniziato sin da subito iniziato ad indicare gli oggetti e pronunciarne il nome e invitavo lui a fare altrettanto.
        La sua prima parola.....in italiano TAZZA....aveva già capito che con quella si beveva il latte e quindi era importante quanto il cibo che ci andava dentro......che gli è mancato parecchio.
        Ho trascorso cosى tutti e sei i mesi della maternità......è stato un imparare ogni giorno.......e quando imparava una parola nuova......la ripeteva in continuazione.......le nostre orecchie si chiudevano ermeticamente.
        Durante le nostre "sedute di gabinetto" ha imparato tutte le letterine dell'alfabeto e anche le paroline delle figure. A cinque mesi da suo arrivo, quando ha iniziato a frequentare la scuola materna, le sapeva tutte benissimo (da suscitare meraviglia nelle maestre).
        La neuropsichiatra che lo ha seguito all'inizio per un problemi legato alla vista e poi per valutare l'evoluzione proprio del linguaggio ci ha detto sin da subito (prima visita a tre mesi dal suo arrivo) che aveva un comprensione del linguaggio buona, alla seconda visita (sei mesi dal suo arrivo) che aveva un vocabolario abbondante di vocaboli e che li associava correttamente, alla terza visita (un anno dal suo arrivo) è stato lui a visitare la dottoressa......con tanto di martelletto sulle ginocchia.
        Le letterine più difficili da pronunciare sono state la all'inizio la C e la N poi la S la R.....ma la R la pronuncia come i francesi.......dolcissimo.
        Adesso sa leggere correttamente le parole (ha qualche difficoltà con le sillabe CI e CE che legge CHI e CHE e lo stesso vale per la G) scritte in stampatello e discretamente il corsivo. Scrive in stampatello tutte le letterine (copiando e sotto dettatura con errori nelle doppie) e in corsivo solo le vocali... ma considerando che frequenterà la scuola primaria il prossimo anno direi che va benissimo.
        Per quanto riguarda la fluidità di linguaggio invece è stato un pٍ più lento.....da pochi mesi ha acquisito quella padronanza di linguaggio che lo porta a fare interi discorsi (anche da solo mentre gioca dando voce a tutto.....macchine, pupazzi e treni) ma in questo probabilmente ha influito la scuola che non lo ha saputo stimolare in maniera corretta (abbiamo infatti cambiato da 4 mesi e la differenza è notevole)
        Spero di non essere stata "lunga" e che la tua tesi prenda forma al più presto.

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        • #5
          ciao, ti porto volentieri la mia esperienza anche perchè è un argomento che mi interessa e sono molto curioso delle esperienze dei miei colleghi genitori ado.
          Papà di un ragazzino nepalese adottato all'età di 7 anni. mio figlio conosceva bene (credo) la sua lingua madre, che ovviamente per noi era arabo. abbiamo avuto la fortuna di poter comunicare in inglese i primi tempi, dato che per loro è quasi una seconda lingua e a quanto pare la insegnavano a cinghiate, i bambini si facevano capire bene.
          Io ho avuto l'impressione che mio figlio e gli altri bambini adottati insieme a lui avessero iniziato a perdere confidenza con la loro lingua madre (purtroppo) già durante il periodo di convivenza in Nepal.
          Una volta in Italia ci siamo, anzi si è, concentrato sull'italiano. All'inizio ricordava qualche filastrocca e qualche canzoncina in nepalese ma nel giro di sette-otto mesi aveva cancellato quasi tutto. Questo mi ha sempre lasciato abbastanza basito.
          Adesso ha 13 anni, parla molto bene l'italiano, ha un ottimo vocabolario e qualche difficoltà nella pronuncia della "sc", ma credo sia una sua caratteristica individuale. Ha sempre avuto, e ancora un po' adesso, problemi con le concordanze. Mamma prof. di italiano quindi grandi cazziatoni...
          ciao!

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          • #6
            Ciao,
            velocemente: figlio adottivo ucraino russofono adottato nel 2002 all'età di 6 anni. Parlava correntemente un russo fluente (a Kiev dialogava tranquillamente per le strade con gli adulti che incontrava, e faceva discorsi anche lunghi, di cui potevamo apprezzare poco, ma che gli adulti riferivano essere corretti). Sapeva contare in russo almeno fino a 10, aveva iniziato un po' di alfabetizzazione scritta.
            Da subito (secondo viaggio, ha cominciato un meccanismo formidabilmente veloce di sostituzione "a tessera di puzzle" del russo con l'italiano. Ricordo benissimo l'inizio di questo processo, avvenuto in un prato, dove spesso venivano portati i bambini a raccogliere i fiori. Finalmente aveva qualcuno cui portare questi fiori. E' corso, ne ha raccolto uno ed è venuto verso di noi dicendo (credo si dica più o meno cosى) "Svietok", e noi l'abbiamo preso dicendo "fiore". Lui ha ripetuto con "r" francese, e da quel giorno la parola svietok è sparita dal suo vocabolario. la cosa è continuata con uan velocità supersonica, allargandosi a tutte le parole che assorbiva quotidianamente. nel giro di 15 giorni non ha avuto più bisogno di ricorrere al russo, e semplicemente si esprimeva come Tarzan in italiano "Io volere torta", continuando perٍ ad allargare il proprio vocabolario. In quel momento capiva ancora il russo, ma cominciava a non volere che gli si parlasse in quella lingua.
            Entro un mese dal suo arrivo abbiamo contattato una signora ucraina che abita vicino a noi, che è venuta, ma ha provato ripetutamente di comunicare in russo con lui, ma lui non mostrava nè di capire (fingeva? chi lo sa...), nè ha rispondeva alcunchè.
            Arrivato quindi a maggio, a settembre (dopo approfondimenti dei servizi e della psicologa dell'ente) per le particolarità della sua storia si è deciso per il suo inserimento in prima elementare con i suoi pari età, con l'indicazione alla maestra di non avere pretese nei suoi confronti data la situazione. Invece non ha avuto nessun problema di comunicazione, pur non essendo molto ferrato nella materia, si è sempre e da subito fatto capire senza problemi.
            Un episo***, anni dopo l'adozione, ci ha aperto una finestranuova su questo meccanismo: a tavola, mia moglie mi chiese: come si dice bicchiere in russo? E lui, di schianto : Ciaska!. Poi più niente.

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            • #7
              cioa patan, io non credo sia una fuga, probabilmente come dici anche tu un processo di sostituzione super veloce e necessario. noi abbiamo avuto l'impressione che il suo cervello dovesse lasciare spazio ad un'altra lingua che gli permettesse di comunicare, più che con noi, con il mondo esterno. e questo processo credo abbia richiesto un bell'impegno di concentrazione. non è cosى naturale...almeno nel caso di mio figlio che ha voluto immediatamente andare a scuola e frequentare altri bambini.
              considerazione generale: non è cosى vero che i bambini imparano la lingua alla velocità della luce. imparano immediatamente tutto ciٍ che serve loro per farsi capire, ma prima di imparare la lingua come un nativo ce ne vuole...almeno per esperienza personale.
              gian

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              • #8
                Wow che bello, le esperienze iniziano ad arrivare e sono una più preziosa dell'altra! Colombia, Russia, Nepal e Ucraina: direi che iniziamo alla grande! Più leggo le vostre esperienze e più mi vengono in mente domande e spunti di riflessione ed approfondimento. Ve ne butto lى qualcuna, per esempio:
                - Quanto è importante l'affettività nell'apprendimento linguistico?
                - Fino a che punto e perché puٍ essere utile (o inutile) per i genitori adottivi cercare di imparare a comunicare con il bambino nella sua lingua d'origine?
                - Stimolare il bilinguismo e mantenere un legame identitario con il proprio Paese d'origine puٍ far bene o male al bambino?
                - La perdita della lingua d'origine è maggiormente dovuta al non utilizzo o al bisogno di dimenticare il passato? Anche in presenza della possibilità di continuare ad interagire con qualcuno nella lingua d'origine, il bambino (in particolar modo mi riferisco ad un bambino dai 3-4 anni in su che ha avuto modo di apprendere un po' di più la lingua d'origine)preferisce ugualmente lasciare che essa vada in disuso fino alla totale dimenticanza?
                - Il bambino dimentica davvero o finge per compiacere i genitori e sentirsi più integrato e amato?
                - I bambini con una già buona padronanza della loro madre lingua, quando apprendono anche l'italiano, in quale lingua pensano? Mi spiego: quando dobbiamo formulare un pensiero nella nostra testa, quando riflettiamo su qualcosa, quando mentalmente ripassiamo la lista di azioni necessarie per svolgere un compito, quando "parliamo a noi stessi", nella nostra testa è come se utilizzassimo una vocine interiore. In quale lingua viene più spontaneo pensare ad un bambino (per esempio) di origine russa?
                - Quali sono le prime parole che vengono apprese in italiano? Quali sono le maggiori difficoltà di pronuncia, di sintassi e costruzione delle frasi?
                - La scuola italiana e le insegnanti come aiutano i genitori adottivi?

                uh quante domande!! A voi viene in mente altro? Avete risposte o altri quesiti che qualcuno potrebbe aiutarci ad approfondire? Qualcuno di voi ha mai chiesto al proprio figlio/i se siano in grado di spiegare come hanno vissuto il cambiamento linguistico? Sarebbe anche interessante provare a chiedere loro se gli sia dispiaciuto dimenticare la loro prima lingua o se non sentano più alcun bisogno di essa.
                Che ne pensate?
                E' davvero bello poter lavorare ad una tesi con il vostro prezioso supporto! Ne approfitto per dire a tutti voi genitori che siete davvero fantastici e che i vostri bimbi sono stati fortunati a trovare le vostre braccia ad accoglierli. Vi ammiro e spero un giorno di poter seguire le vostre orme in questa bella avventura dell'adozione internazionale.
                Riscrivo la mia mail per chiunque avesse piacere a continuare ad aiutarmi: [email protected]
                GRAZIE!!!!!!! Vi adoro!

                -

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                • #9
                  ciao Kris

                  per quale corso di laurea stai pensando di preparare la tesi?

                  aggiungo altri due spunti (nell'esteso mondo lingua/linguaggio)

                  - lingua ricorrente nei sogni
                  - meccanismo mentale di calcolo dei numeri (solitamente è definito il passaggio chiave di assimilazione e cioè fare i calcoli mentalmente coi numeri della lingua nuova, ovviamente per i più grandicelli)

                  buon lavoro
                  SiRe

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                  • #10
                    Ciao SiRe! Ottimi suggerimenti! Chissà se da qualche parte nel mondo qualcuno ha già pensato di indagare questi meccanismi in ambito di adozione internazionale? Mmmm...secondo me no! Ci sono ricerche su bambini figli di immigrati stranieri, ma la mia tesi di base è che con i bambini adottati si vengono a creare dinamiche psicolinguistiche del tutto particolari.
                    Il mio ramo di stu*** è quello della Psicologia dello sviluppo in età evolutiva.

                    Comment


                    • #11
                      Kris………ti scriverٍ tramite mail anche io,
                      intanto buon lavoro!

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                      • #12
                        Ti scrivo qui perché sarei contento di condividere con gli altri genitori di bambini adottati “grandicelli”, che quindi ricordano molto, le esperienze relative all'adattamento, all'evoluzione, al legame con le origini, coi genitori biologici e quindi ai "programmi per il futuro".
                        Sul forum mi sembra si parli un po' poco di questo aspetto quindi utilizzo la tua discussione un po' come pretesto.
                        Ti rispondo in ordine sparso per quella che è la mia esperienza adottiva, sicuramente riceverai opinioni diverse in merito.
                        L'affettività è fondamentale, è uno stimolo e anche una rassicurazione nel senso che il bambino non deve percepire l'apprendimento come un impegno pressante, anche se, come dicevo, essendo proiettato in un mondo dove tutti parlano un'altra lingua istintivamente si concentra su questa.
                        Credo che per i nostri bambini non sia un adattamento facile, questo mi fa riflettere su quanto siano fantastici.
                        La scuola: per noi è stata fondamentale. Mio figlio è arrivato alla fine della prima elementare ed ha frequentato un paio di mesi come uditore. Intanto ha imparato a conoscere i suoi compagni e a socializzare. Il gioco è stato un altro elemento molto importante, anzi importantissimo, per stimolarlo nell’apprendimento della lingua.
                        Personalmente non ritengo sia una risorsa mantenere un residuo di conoscenza della lingua madre, preferirei di gran lunga imparasse bene l’inglese (che a lui piace moltissimo), credo potrebbe addirittura risultare un imposizione, un obbligo a mantenere un legame.
                        Non credo assolutamente che il bambino faccia finta di dimenticare per compiacere i genitori. Ripeto, imparare bene un’altra lingua è un impegno bello tosto. Non credo neanche allo stereotipo del bambino adottato che deve dimenticare il passato a tutti i costi, insomma non è uguale per tutti.
                        Ho chiesto a mio figlio all’inizio in che lingua pensava e in che lingua formulava i calcoli; risposta: BOH!!!!!!!!!
                        Devo dire che i numeri italiani li ha imparati quasi subito e da subito ha iniziato a fare calcoli “in italiano”. Molto più difficile è stato imparare la lettura e la costruzione delle frasi. Anche adesso (terza media) quando legge non è un’aquila.
                        Le maggiori difficoltà grammaticali: concordanze di genere e di numero.
                        Spero di averti dato qualche info utile.
                        Ciao!

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                        • #13
                          Ciao Kris....

                          per le domande che poni.......non sento di essere di grande aiuto a causa dell'età del mio bimbo al suo arrivo in Italia (tre anni li ha compiuti due giorni dopo il nostro rientro).

                          Sono sicura che l'affettività sia importante in toto per i bimbi adottati. Le attenzioni esclusive (a cui non erano per niente abituati) li stimola tantissimo sotto tutti i punti di vista (fisico, linguistico e psicologico).
                          Le parole che imparano più velocemente, secondo me, sono quelle che all'inizio servono per sopravvivere......quindi molto legale al cibo e ai bisogni essenziali. Il mio cucciolo all'inizio parlava una lingua che non era il russo, non era l'italiano e io la definivo il D....(il suo nome)....trese.
                          Quando la neuropsichiatra mi chiede del suo linguaggio le dico sempre che non sono attendibile (se non per le pronuncie evidentemente da correggere) perchè io lo capisco comunque.
                          Concordo con Ninja4 sulla padronanza del linguaggio......i nostri bimbi sanno tante parole.....associano bene il significato ma da qui ad avere la padronanza di una lingua ce ne vuole.
                          Per quanto riguarda tutto il resto non posso esserti d'aiuto anche perchè il mio bimbo non ha manifestato fino ad ora ricordi evidenti del suo passato. L'unica cosa che posso dirti è che riguardando un filmino girato in Russia (dove la nostra interprete si rivolgeva direttamente a lui) lui era di spalle al video ed è rimasto del tutto indifferente......(incomprensione o timore????)

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                          • #14
                            Prendendo spunto dal post di Ninja4 invece mi piacerebbe condividere con gli altri genitori di bambini adottati “piccolinii”, che quindi ricordano molto poco o nulla, le esperienze relative all'adattamento, all'evoluzione, alle origini.........affrontando anche il tema dei genitori biologici (che per inciso io ancora non ho deciso come nominare per non confonderlo), alla sua nascita nei nostri cuori e non dalla mia pancia, alla paura per la sua reazione e ai "programmi per il futuro".
                            Sul forum mi sembra si parli un po' poco di questo aspetto quindi utilizzo la tua discussione un po' come pretesto.
                            Ninja4.....ho fatto un copia incolla degno delle migliori falsarie ma il tuo post è scritto talmente bene che ne ho approfittato un pٍ (mi perdoni???)

                            Ninja4 ti quoto in pieno.......se ci fermassimo un solo minuto a pensare quello che hanno affrontato i nostri bimbi dal momento in cui sono venuti a casa con noi......certo che sono fastastici.

                            Comment


                            • #15
                              ciao greta! sono bambini meravigliosi, vedrai crescendo ti stupirà ancora di più!!!
                              gian

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