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Fecondazione un diritto poco europeo

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  • Fecondazione un diritto poco europeo

    dalla stampa, http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tm..._articolo=9396


    VLADIMIRO ZAGREBELSKY

    Il diritto ad avere figli, anche superando la propria incapacità, è oggetto di una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Due coppie austriache, non in grado di generar figli se non ricorrendo alla procreazione medicalmente assistita, resa possibile dai progressi della scienza medica, non hanno potuto realizzare il loro desiderio per il divieto posto dalla legge. Per la prima coppia si trattava di procedere a una fecondazione «in vitro» con dono dello sperma da parte di un estraneo, per la seconda si sarebbe dovuto procedere alla fecondazione «in vitro» con dono di ovuli femminili. La legge austriaca esclude la fecondazione «in vitro» eterologa (cioè con dono di gameti femminili o maschili di persona estranea alla coppia) e permette solo quella «in vivo» con dono di sperma. In Europa la scienza e la legislazione in materia sono in rapida evoluzione e cosى la sensibilità sociale. Come sappiamo, in Italia a seguito della legge n.40 del 2004 è vietato il ricorso a ogni tecnica di procreazione assistita di tipo eterologo, sia essa «in vitro» o «in vivo». Tra i Paesi del Consiglio d’Europa, la stessa restrizione generale è adottata solo dalla Lituania e dalla Turchia, mentre la Germania, la Croazia, la Norvegia e la Svizzera limitano la proibizione al dono di ovuli femminili. Negli altri Paesi la procreazione eterologa è permessa, rimanendo escluso soltanto il commercio dei gameti.

    Le due coppie si rivolsero ai giudici del loro Paese, fino alla Corte costituzionale, che perٍ ritenne giustificata l’esclusione imposta dalla legge nazionale. Contro questo risultato negativo esse hanno presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha ora reso la sua sentenza. La Corte ha sottolineato la complessità e delicatezza delle questioni legate alla filiazione, sul piano legale e sociale. Essa ha riconosciuto l’esistenza di una tendenza verso l’ammissione delle nuove tecniche di procreazione eterologa, ma ha ritenuto che ancora mancasse in Europa un approccio comune (per esempio in materia di diritto del nato a conoscere l’identità del donatore di gamete) e ha quindi concluso che le scelte operate dall’Austria rientrano nel margine di valutazione nazionale che in materia deve essere riconosciuto agli Stati. Diviene sempre più frequente da parte della Corte europea il ricorso (rifugio?) al criterio del margine di valutazione nazionale, che perٍ, se troppo allargato, finisce con il contraddire il suo ruolo di difesa dei diritti individuali anche con l’armonizzazione in Europa delle linee essenziali dei diversi diritti nazionali. Ma è proprio questo ruolo europeo che è negli ultimi tempi negato da diversi Stati con critiche e attacchi, che mettono la Corte in difficoltà.

    L’argomento fondamentale svolto dai ricorrenti davanti alla Corte era basato sull’irrazionalità del divieto, che finiva con il discriminare senza ragione coloro che si trovavano nelle loro condizioni rispetto non solo a chi aveva la fortuna di non aver bisogno di tecniche mediche ma anche a chi poteva ricorrere alla fecondazione «in vivo» con dono dello sperma di un uomo estraneo alla coppia. Questa ingiustificata e discriminatoria limitazione andava a incidere sul diritto fondamentale al rispetto della vita familiare garantito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. E su questo punto - che si trattasse cioè di una limitazione di quel diritto fondamentale - la Corte europea ha condiviso l’opinione dei ricorrenti. Non si trattava per la verità di questione controversa, poiché c’erano precedenti della Corte nello stesso senso ed anche i giudici austriaci avevano ammesso che le scelte della coppia sul se e come avere figli sono un aspetto del diritto al rispetto della vita familiare. La questione quindi riguardava la legittimità e la proporzione dell’interferenza statale nel diritto dei ricorrenti.

    Il governo austriaco - appoggiato dal governo italiano e in parte da quello tedesco - sosteneva che il divieto era giustificato, sia dalla preoccupazione di evitare il crearsi di legami «atipici» tra il figlio nato e la pluralità di genitori (più «padri» o più «madri»), sia dalla necessità di escludere possibili fenomeni di sfruttamento della donna nel caso di dono di ovuli femminili e di «affitto dell’utero», fino al rischio di permettere pratiche eugenetiche. Ma, come facevano valere le due coppie, gli eventuali abusi possono essere contrastati e anche nell’adozione talora sorgono difficoltà e si creano legami plurimi, con la famiglia originaria e con quella adottiva, senza per questo che l’adozione sia vietata. D’altra parte, le pratiche mediche che erano loro vietate, sono facilmente disponibili in altri Paesi europei (come dimostra una facile ricerca su Internet). In proposito il governo austriaco ha sostenuto che la possibilità pratica di sottrarsi al divieto ne dimostrava la scarsa incidenza sul diritto delle coppie ricorrenti, tanto più che è comunque assicurato l’ordinario stato di filiazione al figlio nato con quelle tecniche vietate. Vien da chiedere, allora, perché negare il diritto in patria e costringere le persone a cercar soluzione all’estero? In definitiva, a giustificazione del divieto restava l’atipicità o inusualità di quel tipo di filiazione, per come percepite in parti della società austriaca e forse anche in altre. Quale forza perٍ puٍ assegnarsi all’argomento che resiste all’inusuale, cioè al nuovo, quando si tratta di cogliere le possibilità oggi offerte dalla scienza per soddisfare legittimi desideri e fondamentali diritti delle persone?

  • #2
    Domanda: cosa significano per voi le ultime 2 righe dell'articolo?
    Che cosa ne pensate della Convenzione europea dei diritti dell’uomo? dove finisce il diritto di una coppia e comincia quella del nascituro ancora non nato e nemmeno concepito? E come si "sposa" tutto questo con i bambini che nessuno vuole ma che sono già nati?

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    • #3
      andrea fede hai lanciato un bella serie di domande, che richiedo un po' di tempo...
      Io comunque sono per la scelta consapevole e informata. Non sono neanche d'accordo che uno stato o una chiesa mi impediscano di utilizzare i progressi offerti dalla scienza, il presupposto dovrebbe appunto essere l'informazione e la consapevolezza a 360 gradi di tutti gli attori coinvolti nel processo. Informazione che mi consenta di prendere atto di tutte le possibilità, compresa e soprattutto l'adozione.
      Per adesso ti ringrazio per gli spunti di riflessione, che pensare fa sempre bene.
      Ciao
      Gian

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      • #4
        Ancora una cosa, ma non certo meno importante!, cosa vuol dire VLADIMIRO ZAGREBELSKY con la frase: "Ma, come facevano valere le due coppie, gli eventuali abusi possono essere contrastati e anche nell’adozione talora sorgono difficoltà e si creano legami plurimi, con la famiglia originaria e con quella adottiva, senza per questo che l’adozione sia vietata." ???? quali legami plurimi puٍ creare una famiglia adottiva con quella originaria? che sappia io un fondamento dell'adozione è l'anonimato!! senza quello l'adozione è compromessa.
        Last edited by andrea&fede; 05-11-11, 10:32 .

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        • #5
          Il mio modestissimo pensiero è questo

          ci sono coppie che fanno di tutto pur di avere un figlio/a biologico.

          Io personalmente non accetterei mai un figlio concepito con lo sperma di un'altro uomo o con ovuli che non siano di mia moglie.

          Io ho tre figli, Nastia che spero un giorno di potermela godere 12 mesi su 12 (mancano 8 1/2 al max) e J. & J. che abbraccerٍ tra qualche mese.

          C' un detto antico come il mondo che i figli sono di chi li cresce e aggiungerei che i figli amano che li tratta come figli.

          Nastia è stata "salvata" dalla zia due anni fa, abitava con la madre alcolizzata che spesso la lasciava sola per giorni e giorni senza cibo e svestita.
          La zia gli ha dato un tetto caldo, dei vestiti, da mangiare e avviato all'istruzione e regalato delle vacanza Italiane.
          Dopo poco più di un mese ha espresso il desiderio di rimanere per sempre con noi.

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          • #6
            caro andrea non so come fai ad essere cosى sicuro. Non so dove hai adottato tu ma dove ho adottato io l'anonimato proprio non esiste. Stiamo parlando di adozione internazionale, dove probabilmente per qualche rupia un funzionario è capace di dare indirizzi, numeri di telefono...è cosى.

            Si, abbiamo fatto tutto che potevamo.

            Gian

            PS. Un'altra cosa sono i lergami plurimi, e non mi sentirei di escludere neanche quelli. E l'adozione non necessariamente è compromessa: scusa perchè questa certezza??
            Nell'adozione internazionale ci sono tante di quelle variabili e "sfumature" che non mi sento di escludere proprio niente a priori.
            PPS. Scusa Jimmi ma non mi sentirei neanche di dire che i bambini amano (sempre e solo) chi li tratta come figli.
            Last edited by ninja64; 05-11-11, 11:57 .

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            • #7
              la mia "certezza", che non è certo tale, riguarda in effetti più che altro la AN in effetti. Ma al di là dell'anonimato, come fa questa persona (esponente di una certa esperienza e che ha ricoperto ruoli non secondari nella giustizia italiana - se non erro è o era parte della corte costituzionale) a parlare di legami plurimi? In Italia questi non si possono verificare, sono quasi sicura che la legge parli di vincolo dell'anonimato, per garantire al bambino di crescere slegato da legami precedenti che sono stati giudicati inidonei. Al limite, in caso di non-anonimato,si potrebbe attuare l'affido, ma l'adozione no. So di una coppia che, perché i SS incautamente hanno lasciato trapelare l'identità della famiglia affidataria, non hanno più potuto portare a termine l'adozione, che contemporaneamente avevano intrapreso, e il bambino è stato adottato da un'altra coppia con notevoli ripercussioni (almeno iniziali) sui progressi che il bambino aveva fatto!
              Nell'internazionale è vero, puٍ essere più facile per corruzione ecc che i dati trapelino, ma poi credo che le distanze geografiche in qualche modo impediscano il crearsi dei "legami plurimi".... Onestamente non so per i paesi dell'Est: Jimmy73, la tua storia evidenzia aspetti che non conoscevo ... si tratta quindi di una futura adozione nominale? Analoga a quelle che a volte si verificano nelle vacanze terapeutiche?

              Uno degli aspetti che mi lascia perplessa dell'articolo anche , è il fatto che si pretenda, per le coppie, il diritto di decidere come alchimisticamente creare il proprio figlio, prendendo gli "ingredienti" (scusate il termine) senza effettivamente pensare al bambino, alle implicazioni che un "utero in affitto" ad esempio ha prodotto nel passato, quando una mamma che ha prestato il suo utero non voleva più separarsi dal figlio "concepito" da altri. Non so come sia finita quella storia, ma credo che sia molto triste per un bambino nascere con un'eredità di questo tipo sulle spalle. Per carità, ci sono situazioni peggiori, ma quello che non riesco a digerire è l'idea che questo sia "organizzato" prima addirittura che la persona sia concepita...... quando invece ci sono tanti bambini già nati, con esperienze alle spalle che la vita ha deciso per loro, che aspettano una mamma e un papà che li accolga con amore.....


              p.s. comunque il mio nome è andrea&fede, ma è fede che parla. Il contributo del maritino è approssimativamente dello 0,0001% .... solo per mancanza di tempo ovviamente. Tra l'altro questo è il primo topic che faccio, e dietro sua segnalazione.
              Last edited by andrea&fede; 06-11-11, 08:36 .

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              • #8
                Ciao fede

                non credo che riusciremo mia ad adottarla se non ai 18 anni.

                La zia è la sorella della madre e ancora oggi chiede alla piccola se vuole vedere la madre.
                Sono triste perché Nastia attualmente non è n e carne ne pesce, perٍ ha un certezza: Jimmy.

                Gian io scrivo tanto ma non sono bravissimo ed è difficile esprimersi in poche righe.
                Io intendevo che hanno bisogno di molto amore e di sentirsi figli, almeno nella mia esperienza è cosى, e mi è stata confermata anche da un paio di psicologici amici.
                Nei paesi dell'est sono molto freddi nei rapporti, io sono l'opposto un vulcano di emozioni che quando vuole bene da tutto se stesso alla persona amata. La piccola ha vissuto i primi 7 anni con una madre alcolizzata che spesso non si preoccupava neanche di vestirla e di darle da mangiare. La zia da due anni si preoccupa di vari aspetti materiali, ma la piccola vuole una famiglia vera (sue testuali parola a 9 anni).

                Buona domenica


                Francesco

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                • #9
                  questo è un argomento davvero molto delicato e penso che le argomentazioni abbiamo delle ragioni anche se discordanti tra loro. Io, se posso esprimere un parere, non sono favorevole per il semplice fatto che trovo giusto che un figlio abbia il diritto di sapere chi lo ha generato e penso sia davvero moltro frustrante sapere che si è figli di una donazione e che biologicamente si potrebbero avere sparsi nel mondo dei fratelli...io sono dell'opinione che davvero i figli siano maggiormente di chi li cresce, ma penso anche che il sangue non sia acqua.
                  Ricordo di avere visto un documentario molto istruttivo di un caso accaduto in america. Una ragazza ormai adolescente aveva scoperto di essere nata grazie alla donazione di sperma (vendita di seme). La ragazza presa dalla morbosa curiosità era riuscita a risalire al codice del suo donatore e alla fine si sono ritrovati una marea di fratellastri che hanno cercato il padre e che alla fine lo hanno anche incontrato...fino a quel momento l'uomo non aveva realizzato che vendendo il suo seme aveva tantissimi figli sparsi per gli USA e vedere dei visi e riconoscere in essi dei lineamenti ha sconvolto anche lui oltre che loro!
                  Ecco perchè credo che sia temi davvero delicati e capisco, perchè comunque ho vissuto anche io la fase della disperazione e la voglia di avere un figlio a tutti i costi...ma se si riesce a superare, metabolizzare il dolore ed essere meno egoisti allora davvero si riesce a pensare che abbiamo una grande responsabilità, cioè quella di pensare alla vita di bambini che non hanno potuto scegliere...

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