COMMENTO
Come predetto nelle Scritture, Gesù inizia la sua predicazione nella natia Galilea – appartenente alle terre di Zàbulon e Nèftali – invitando alla conversione ed annunciando l’imminente istaurarsi del Regno dei cieli.Gesù predica nelle sinagoghe e nelle contrade e la sua buona novella è accolta con entusiasmo da folle sempre crescenti e provenienti da sempre più lontano perché il Regno annunciato ed atteso è percepito come la propria palingenesi, come la redenzione dalle proprie colpe e la riammissione nella casa del Padre, oltre che come la liberazione dalle ingiustizie e dalle sofferenze.L’annuncio dell’imminenza del Regno – da misurare col metro dei tempi della Storia – attesta la venuta dell’Emmanuele ovvero la presenza di Dio che opera tra noi uomini.Questa presenza, ancora oggi operante, ci chiama pertanto – come accadde alle folle che in Galilea accorrevano ad ascoltare la parola del Messia – a porre attenzione a quell’annuncio di venti secoli or sono per diffonderlo e praticarlo facendoci carico con sentimento di fratellanza delle difficoltà del nostro prossimo, ponendo attenzione ai bisogni dei più deboli e degli emarginati nei quali possiamo imparare a riconoscere Gesù.In particolare siamo chiamati al soccorso dei più fragili tra tutti, ovvero dei bambini che hanno perso anche l’abbraccio di una mamma, abbandonati nella propria solitudine con intorno l’indifferenza del mondo. Per essi possiamo assicurare un sostegno materiale e spendere una carezza ed un sorriso, ma fare anche molto di più: possiamo accoglierli nelle nostre famiglie per assicurare loro protezione, sicurezza affettiva e guida educativa.